Chiara Maule

Campobase,

un progetto semplice ma ambizioso

Qualcuno, schiettamente, me lo ha chiesto: “Campobase? Ma che cos’è?”. In effetti, “Campobase” non è un nome che, con immediatezza, si adatta ad un movimento politico e ad una lista che si presenta alle elezioni. Per la verità, non lo era nemmeno “Margherita”, un’esperienza politica che tanto ha significato per il Trentino e dove ho iniziato a svolgere la mia militanza. Il simbolo della Margherita metteva insieme semplicità (il fiore più comune, fatto di tanti petali che insieme fanno corona attorno al disco giallo) e ambizione (“per il governo del Trentino”).

Anche Campobase ha un significato semplice e un’ambizione grande.

Chi va in montagna conosce l’importanza del luogo dove “fare base”, dove ritrovarsi, dove organizzare la salita, dove ci si confronta sui materiali, dove si dà un’ultima occhiata allo zaino, dove si discute e dove assieme si individua il sentiero più adatto per arrivare in cima. È il luogo dove i più esperti mettono la loro esperienza al servizio della passione e alla forza  dei più giovani; è il luogo dove alpinisti di diversa provenienza cercano di elaborare un progetto comune; è la base di partenza per affrontare la fatica della salita; visto dall’alto, il campobase è il riferimento che dà sicurezza, è “casa” dove ciò che si è immaginato inizia a diventare realtà.

Traferire l’immagine del campobase in politica rappresenta una metafora per rendere evidente ciò che vogliamo essere: un luogo di incontro, di confronto, di progettazione di idee, aperto a tutti, per affrontare insieme una grande sfida: ri-dare al Trentino un vero governo dell’Autonomia, non semplicemente una giunta che gestisce l’amministrazione e si adegua semplicemente alla legislazione nazionale.

Campobase è un progetto politico che mette insieme persone che vengono da esperienze diverse: chi da esperienze territoriali come la Margherita e, poi, dell’Unione per il Trentino; chi da esperienze civiche, dal buon governo dei propri comuni; chi da tradizioni liberali, riformiste, democratiche o da impegni nel mondo autonomistico; chi, infine, viene dal mondo dell’associazionismo e del volontariato.

Ho partecipato sin dall’inizio alla costituzione di Campobase, lo ho visto crescere grazie alla dedizione di molte persone, delle città e delle valli. Ho respirato l’entusiasmo di un processo di “unificazione” degli intenti, cosa mai semplice quando a “campobase” si arriva da sentieri e in momenti diversi. Come vicesegretaria, ho contribuito alla sua definizione come movimento politico. Con una grande preoccupazione, fare in modo che il progetto sia al servizio del Trentino non solo nel momento elettorale, ma soprattutto dopo.

Dobbiamo, insieme, riscoprire il senso della nostra Autonomia, di un “Trentino Comunità Autonoma”; dobbiamo rinnovare il senso di vicinanza (non solo fisica e non solo a parole) con l’Alto Adige-Südtirol; dobbiamo rimettere in moto, con coraggio e competenza, il motore della sperimentazione, ciò che ci ha sempre fatto “laboratorio” rispetto alle politiche nazionali: dall’innovazione alla formazione, dalla scuola al welfare. Autonomia è capacità di intraprendere strade nuove, con un confronto mai subalterno rispetto alle grandi regioni a sud e con nuovo entusiasmo nel confronto con tutte le aree alpine, a cominciare con l’Oltre Brennero.

Dobbiamo saper rilanciare il ruolo del Consiglio provinciale come “assemblea legislativa” perché il ruolo dell’Assemblea dell’Autonomia non può essere ridotto a semplice momento di ratifica delle decisioni della giunta. Autonomia è saper valorizzare tutte le forme di autogoverno, secondo la logica della sussidiarietà e della responsabilità condivisa, di tutti i territori, quelli più grandi e quelli più piccoli

Credo che il Trentino abbia bisogno di un “campobase” da cui ripartire.